Milano anni ’20: l’Istituto per le Case Popolari ed economiche, fondato nel 1908, inizia lo studio per la creazione di un nuovo tipo di casa popolare, dalla disposizione interna degli alloggi, alla costruzione dei fabbricati, alla disposizione planimetrica complessiva: viene ripresa la struttura tradizionale dei quartieri ma viene abbandonato il corpo chiuso; i corpi di fabbrica sono sull'area perimetrale, quasi una chiusura verso l'esterno, vi sono cortili interni e giardinetti, alcuni edifici sono senza negozi, sulla facciata sono presenti motivi decorativi (bow-window, mensole sotto i balconi, cornici più o meno elaborate alle finestre, frontoni) elementi presenti fino da allora nelle case borghesi e legati agli stili del passato.
Questa la genesi del complesso edilizio di via Aselli, dove aggi, a distanza di quasi 90 anni la proprietà procede periodicamente ad aste pubbliche per vendere gli alloggi sfitti. L’occasione di lavorare su superfici minime (39 mq) per alloggiare piccole famiglie diventa una sfida. La distribuzione originaria della casa popolare, composta da “stanze” e “servizi”, si trasforma in un organismo dinamico di aree che ruotano attorno ad un perno centrale, la cui fluidità è garantita dall’utilizzo di pareti scorrevoli, superfici trasparenti, porte rasomuro, tinte chiare.
Il fulcro di rotazione di questo alloggio è costituito da un volume di servizi (guardaroba – lavanderia) che si interseca con l’area living e definendo ai propri lati le due direzioni di accesso alla zona notte. La dimensione di quest’area dell’alloggio sembra modificarsi a seconda del punto di vista dell’osservatore, grazie al sovrapporsi di piani, alla dominanza degli sfondati che allungano gli spazi e all’utilizzo di porte a tutt’altezza. La progettazione ha una dimensione minuta e legata al singolo oggetto realizzato su misura, come la testata del letto e il guardaroba.